Mettete il discorso diretto alla forma indiretta, prestando attenzione alla concordanza dei modi e dei tempi (servitevi del testo di Pirandello «Pensaci, Giacomino»). 


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ЗНАЕТЕ ЛИ ВЫ?

Mettete il discorso diretto alla forma indiretta, prestando attenzione alla concordanza dei modi e dei tempi (servitevi del testo di Pirandello «Pensaci, Giacomino»).



2. Traducete in italiano:

1. Директор сказал, что он прекратит это безобразие.

2. Войдя в класс, он спросил двоих учеников, почему они так шумят, велел собрать книги и убираться из школы на три дня; он также вызвал их родителей.

3. Директор попросил учителя выйти на минутку из класса.

4. Я могу заверить Вас,— сказал учитель директору,— что этот мальчик не из нашего класса.

5. Учитель заверил директора, что мальчик не из его класса.

6. Учитель приказал ученикам сидеть тихо, не шуметь.

7. Директор потребовал, чтобы учитель объяснил ему свое поведение.

8.Учитель объяснил, что он не мог ничего видеть, так как писал на доске, стоя спиной к ученикам.

9. Директор сказал ученикам, что если они немедленно не замолчат, он их всех выгонит из школы на пятнадцать дней.

10.Тоти объяснил, что он не виноват, и сказал, что виноват портье, который спит вместо того, чтобы следить за теми, кто входит и выходит.

11. Он сказал, что окно такое низенькое, что достаточно лишь приподняться немного, чтобы попасть в класс.

12. Тоти сказал, что он думает, что этот мальчик зашел на урок зоологии, потому что любит животных.

13. Директор спросил учителя, что он делает на кафедре.

14. Директор сказал, что при своей занятости он не может тратить время на то, чтобы смотреть за дисциплиной во всей гимназии.

15. Тоти утверждал, что шум на его уроках вызван живостью, с которой он ведет занятия.

16. Портье сказал, что у него от шума голова гудит как котел.

17. Директор сказал, что с него хватит и что он больше не будет терпеть подобного безобразия.

18.Тоти стал его успокаивать, говоря, что не стоит так расстраиваться из-за каких-то двух учеников.

19. Директор заявил, что нельзя с этим не считаться,

поскольку речь идет о чести его гимназии. 20.Тоти спросил, серьезно ли директор говорит или шутит.

21. Учитель сказал, что он не может претендовать на то, чтобы на последнем уроке ученики сидели тихо.

22. Он спросил, нет ли у меня перочинного ножа, я ему ответил, что у меня его нет и не было никогда.

23. Учитель высказал предположение, что ученики что-то замышляют против него, ему это было очень неприятно.

24.Директор был уверен, что ученики не уважали этого учителя, но учитель возражал, говоря, что этого не может быть.

3. a) Fate l'analisi dell'uso dell'articolo nell'esercizio di lessico № 8.

b) Traducete in russo:

è un amore di ragazza;

è un esempio di bontà;

è un fior di birbone.

с) Traducete le frasi in italiano, badando all'uso dell'articolo:

А

1. Это прелесть, а не ребенок.

2.К ней все плохо относятся, она золушка в доме.

3. Он мнит себя знаменитым художником.

4. Все над ним смеются, бедный шут.

5. Не все ли равно, кто мне это сказал, Иванов или Петров.

6. Он здешний Дон Жуан.

В

1. Они говорили о политике.

2. Речь шла о внешней политике Италии. З.Мне подарили цветы.

4. Я очень люблю цветы.

5. Цветы очень красивые.

6. Он выполнил работу, порученную ему отцом.

7. Они получили деньги за какую-то работу.

8. Это интересная работа.

9. К вам пришел знакомый.

10. Вам звонит знакомый, который приходил к Вам вчера. 102

 

TEMI ORALI E SCRITTI

1. In base al testo:

1. Leggete la scena di L. Pirandello e raccontatene il contenuto

dal punto di vista:

a) del direttore; b) del bidello Cinquemani; с) del professore

2. Vi è piaciuta la scena? Perché?

3. Caratterizzate i personaggi della scena (il professore e il direttore).

4. Qual é l'idea della scena?

5. Parlate di Pirandello — drammaturgo.

II. In base ai giornali russi e italiani fate dei rapporti sui seguenti temi:

1. Problemi odierni della scuola in Italia.

2. Il sistema dell'istruzione in Russia.

3. I problemi dei maestri, dei professori e degli studenti in Italia e in Russia.

ESERCIZI DI CONVERSAZIONE

 

1. a) Fate delle domande o delle frasi affermative, servendovi del lessico del testo; rispondete con le seguenti battute:

Affermative:

sì, certo; come no; senza dubbio; senza nessun dubbio; sicuro; proprio ci sei; sono tutto orecchi; sono tutto occhi; non me ne parlare; ne vado pazzo; sono cose che succedono; hai colto nel segno, parola d'onore; ci eredo; (ci) siamo intesi; avete ragione; è possibile; è vero, è assolutamente giusto; va da sé; si vede subito; si capisce; sicurissimo; magari; purtroppo.

Esprimenti contentezza, soddisfazione:

benissimo; bravo, sono veramente contento; tanto meglio; che gioia; che bellezza!, non voglio (domando) di meglio; che fortuna; sono al settimo cielo; che meraviglia.

b) Fate due dialoghi con le battute dell'esercizio precedente.

c) Raccontate ad una terza persona il contenuto dei dialoghi fatti.

2. a) Come si dice in italiano:

да, конечно; как же, обязательно; честное слово!; еще бы!; я думаю!; да, да, это правда; все может быть; само собой разумеется; совершенно справедливо; это сразу видно; хоть бы уж!; увы!; совершенно точно; это бывает; ах, не гово.-рите!; без всякого сомнения; с ума сойти!; я просто без ума от нее; ну, а как же!

b) Fate un dialogo, usando le battute tradotte.

с) Mettete una o due frasi accanto ad ogni battuta, rivelando il suo carattere di soddisfazione, contentezza:

che gioia!; che bellezza!; benissimo!; non domando di meglio; sono al settimo cielo! ma è possibile!; ma questa è bella! mi fa piacere; mi porta conforto; quanto son contento; sono fortunato; non voglio altro; è meraviglioso!

3. a) Mettete una o due frasi accanto ad ogni battuta negativa:

neanche per un momento; neanche per sogno; neanche per tutto l'oro del mondo; mi dispiace; mi rincresce; a nessun costo; in nessun modo; non vale la pena; niente per niente; non lo meriti; non sono in vena; non sono capace; non èaffare mio; io non c'entro; non pensarci neanche.

b) Come si dice in italiano:

ни за что! никогда! да что вы, как можно! не стоит, не надо!; я этого не допущу!; ну уж нет!; я бы не хотел; это не опасно; не беспокойтесь; ничего!; это совершенно не­возможно; никаких уступок, ни в коем случае; с какой стати?; к чему?; и не думайте.

c) Fate un dialogo usando le battute tradotte.

 

TESTO SUPPLEMENTARE

 

L'ISTRUZIONE IN ITALIA

L'art. 34 della Costituzione sancisce: «La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore impartita per almeno otto anni è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere il grado più alto degli studi». Tale diritto vuole, da un lato, porre tutti i cittadini nelle condizioni di acquisire nell'arco della scuola d'obbligo (cioè dai 6 ai 14 anni) un livello d'istruzione comune — cosiddetto di base — ritenuto indispen­sabile ai fini di una consapevole partecipazione alla vita sociale; dall'altro, favorire l'accesso ai corsi di studio superiori, fino ai più elevati, a tutti i giovani capaci e meritevoli.

Ed è appunto per consentire, nella misura più larga possibile, l'esercizio attivo di tale diritto che lo Stato, attribuendo carattere di priorità agli interventi nel campo dell'istruzione e della diffusione della cultura, ha sempre rivolto le sue più vigili cure per predisporre ed attuare misure e provvedimenti idonei a fronteggiare ed assorbire il fenomeno dell'espansione scolastica.

Secondo il vigente ordinamento l'istruzione scolastica si ripartisce nei seguenti livelli:

a) educazione prescolastica: viene realizzata per mezzo delle scuole materne ed accpglie i bambini dai 3 ai 5 anni. Ha carattere facoltativo, in quanto serve come preparazione alla scuola d'obbligo oltre ad avere un particolare rilievo dal punto di vista sociale (basti pensare al caso, molto frequente, di genitori che lavorino entrambi).

b) istruzione primaria (scuola elementare): ha la durata di 5 anni, accoglie circa 4 milioni di alunni con oscillazioni che sono strettamente collegate agli indici di natalità della popolazione. Ne è conferma il rapporto tra popolazione ed alunni, che evidenzia la maggiore incidenza percentuale dei bambini del Sud d'Italia rispetto al Nord ed al Centro.

c) istruzione secondaria (scuola media e scuola secondaria superiore): la scuola media (di 1° grado), presente in tutti i comuni di almeno 3.000 abitanti, ha lo scopo d'impartire una istruzione di base agli alunni dagli 11 ai 14 anni di età e completa gli otto anni della scuola dell'obbligo.

La scuola secondaria superiore comprende licei (di istruzione classica, scientifica, artistica, linguistica), istituti tecnici (di istruzione commerciale, industriale, agraria, nautica) e istituti magistrali. I corsi hanno una durata di cinque anni e possono costituire l'idoneità per una carriera specifica — alla pari degli istituti tecnici — o fornire una base di preparazione per il passaggio agli studi universitari. Terminati questi cingue anni di studio, lo studente sostiene esami denominati di maturità.

d) istruzione universitaria costituisce il più elevato livello dell'ordinamento scolastico italiano: essa viene impartita nelle università, negli istituti universitari e nei politecnici, sia statali che liberi. Tali istituzioni sono costituiti in facoltà, le quali possono raggruppare nel loro ambito più corsi di laurea, la cui durata varia da 4 a 6 anni. Gli istituti superiori, a differenza delle università, comprendono facoltà affini tra loro. I politecnici sono istituzioni universitarie che impartiscono un tipo di istruzione prettamente tecnica comprendendo, infatti, solo le facoltà di ingegneria e di architettura.

Compito

Traducete per iscritto il testo letto.

FATE DA NTERPRETE

A. Введение всеобщего обязательного образования для всех детей до 14 лет ставит перед итальянской школой ряд проблем. Прежде всего, возникает, видимо, необ­ходимость пересмотреть содержание образования в средней школе да и в начальной тоже. Каково Ваше мнение, синьор Борелли?

Вогеlli. Certo, l'estensione fino ai 14 anni dell'obbligo scolastico e l'istituzione della nuova Scuola media unica pongono fin d'ora anche l'esigenza della riforma democratica dei contenuti e in parte della stessa metodologia dell'istruzione elementare oltre che dell'istruzione secondaria superiore. I ragazzi, spesso, sono licenziati dalla scuola primaria in condizioni disastrose. Alla scuola media, adesso ci troviamo tutti credo, di fronte a un dilemma: curiamo un piccolo gruppo (i migliori, i più intelligenti) e facciamo allora dei "generali senza esercito" o ci adagiamo al livello più basso favorendo, in pratica, il "declassamento"?

A. Что же необходимо сделать, синьор Бандинелли, чтобы обеспечить достаточно высокий уровень подготовки учащихся средней школы?

Bandinelli. Lo Stato italiano, dunque, deve compiere finalmente una scelta politica di fondo, a favore della scuola pubblica, adottando tutti i provvedimenti necessari ad assicurarne il funzionamento, fornendole gli strumenti necessari (edifici e aule, materiali didattici, libri gratuiti ai ragazzi ecc.) e modificando positivamente la situazione dei docenti (stato giuridico, assunzione rapida nei ruoli, trattamento economico ecc.). La scuola è infatti un servizio pubblico, di grande rilevanza sociale — è più importante, per esempio, del servizio militare cui si dedica tanta attenzione — e culturale.

А. Синьор Барони, Вы, кажется, хотели что-то сказать?

Baroni: Un'altra questione di fondo, già sollevata dal prof. Borelli: la nuova scuola dovrebbe combattere le disuguaglianze sociali, di cui i ragazzi più poveri si rendono dolorosamente conto.

Invece, teniamo i ragazzi a scuola 3 o 4 ore, poi li rimandiamo fuori, in una società divisa, in un ambiente spesso ostile che preme su di loro e li condiziona. Dovremmo, invece, ma non possiamo farlo finché permane l'attuale situazione, seguire gli alunni assiduamente, imprimere in loro concetti di vera democrazia: i ragazzi saprebbero, così, che esistono differenze, ingiustizie, lacerazioni sociali; ma saprebbero anche che nella società italiana c'è oggi la possibilità di lottare con successo per eliminarle, o, almeno, per ridurle.

Compiti

1. Riassumete il contenuto della conversazione dal punto di vista dell'interlocutore russo.

2. Mettete in rilievo i problemi più importanti della scuola in Italia di cui si parla nella conversazione.

Unità 6

Saverio Strati

GIANNI PALAIA DI MELISSA

Sabato e domenica lo incontravo alla stazione. Era lì fermo a guardare i treni in partenza per l'Italia. Li seguiva con gli occhi finché non scomparivano in lontananza, come un cane che fiuta l'aria dopo la partenza del padrone. Lo incontravo spesso anche per le strade. Abbassava gli occhi come per sfuggirmi. Chi sa perché. A me riusciva simpatico. Mi piacevano i suoi capelli corti, ricci e lanosi. Come quelli di un negro.

«Ha qualcosa che ti rassomiglia» mi disse mia moglie. «Sarà anche lui un meridionale come noi».

Mi prese il bisogno di parlare un po' con lui. Di sapere di dov' era. Ma lui abbassava gli occhi e allungava il passo. Il venerdì santo andai a Olten. Sceso sul secondo binario, lo vidi fermo e in silenzio. Mi piazzai vicino a lui con l'intenzione di trovare un motivo qualsiasi per attaccare discorso. Non si accorse di me, per un pezzo. Era assorto verso Basilea da dove sarebbe arrivato il direttissimo per Milano. C'erano tanti «paesani»1 con valige e scatole tra le gambe. Andavano in patria a trascorrervi la Pasqua., Il direttissimo arrivò in orario, zeppo di operai che venivano dalla Germania, dal Belgio, dalla Francia.

«Un posto, prendimi un posto, paisà!» cominciarono a gridare quelli di sotto; e lanciavano sciarpe, giornali, berretti.

Il cuore mi si stringeva all'idea che sarebbero stati in Italia il giorno dopo. Che avrebbero visto il sole, la loro casa, il paese. Ma mi accorsi che l'altro, appena il treno si fu mosso, si asciugava gli occhi.

«Ciao, paisà» gli dissi mentre gli passavo davanti.

«Salute».

«Non vai giù per le feste?»

Scrollò la testa. Mi misi vicino a lui. Scendemmo le scale e facemmo il sottopassaggio gelido, tetro. Uscimmo sull'Aare.

«È un fiume strano, questo» dissi.

«Terrone anche tu?»

«Sì. E tu?»

«Calabria» disse.

«Dove lavori?»

«Bracciante in fabbrica. E tu?»

«Ad Aare, con i muratori» dissi.

«Meglio per te che lavori in fabbrica»

«Così!..Il lavoro.è lavoro».

I cigni si muovevano lenti e pettoruti nel fiume pieno di acque.

«Si farebbero ortaggi, laggiù, con quest' acqua!»

«Non vai a casa per Pasqua?» gli chiesi.

«Troppo lontano... Troppo spesoso. Non sono andato nemmeno per Natale. E tu?»

«Io ho la moglie qui. Ho anche due fratelli».

«Sei ancora tanto giovane» mi disse, fissandomi. «È da molto che ti trovi in Svizzera?»

«Finito il militare, son partito... Laggiù non danno lavoro. Ti mandano via, lo sai. E tu da quanto sei qui?»

«Dal'52. Fai il conto tu stesso. Di dove sei?»

«Potenza. E tu?»

«Melissa di Catanzaro. Mi chiamo Gianni. Gianni Palaia di Melissa... T'incontravo spesso per le strade».

«Fa freddo. Si va a prendere una birra?»

«Facciamo alla romana.»2

«Pago io»...

Toccammo i bicchieri e bevemmo, io e Gianni, come vecchi amici.

A un tratto mi venne in mente che Melissa non mi era un nome nuovo, che di Melissa avevo sentito parlare o letto qualche cosa. Ma non ricordavo proprio cosa.

«Melissa non mi è un nome nuovo» dissi.

«La rivoluzione è successa» disse Gianni, mettendo il bicchiere vuoto sul dischetto assorbente.

«Ah, ecco! Ora ricordo» dissi. Bevvi un lungo sorso di birra.

«Era da un pezzo che desideravo parlare con te» dissi a Gianni.

«T'incontravo sempre».

Finimmo di bere, pagammo e uscimmo. Ritornammo sull' Aare un' altra volta. Stemmo a guardare Г acqua e i cigni. Faceva freddo.

«Perché non ti porti anche tua moglie?» gli dissi.

Gianni scrollò le spalle. Guardava davanti a sé.

«Non intendo rimanere per sempre qui» disse.

«Vorrei raccogliere un po' di soldi e comprarmi un pezzo di terra».

«Tua moglie qui potrebbe lavorare. Mia moglie lavora in fabbrica».

«Non posso farla venire. Ho i genitori a carico».

Camminammo per un pezzo in silenzio per le vie piene di gente. Il freddo era pungente e i negozi ben addobbati per la festa e tutti a fare spese.

«Non ti trovi bene qui?»

«Sono solo» disse Gianni. «Mi sento in prigione. Tu hai la moglie; è altra cosa per te... E poi desidero un pezzo di terra, come il pane. Avere dove mettere il piede e sapere che è tuo... Ci hanno scacciati da quel mondò, costretti a scappare... Tu li conosci i fatti di Melissa?» Mi guardò. «Sei troppo giovane e forse non li conosci».

«Com'è stato?»

Ritornammo sul lungo Aare.

Il fiume scorreva pieno e tranquillo. Sul ponte di ferro passava un merci3 interminabile.

«Eravamo andati a occupare le terre» disse Gianni. Guardava sempre davanti a sé. «Successe un macello. Per poco non hanno ammazzato anche me. Una palla di mitra mi passò proprio davanti al naso». Divenne triste.

Ci sedemmo su una panchina. C'era un grande frastuono, lì, pervia del continuo passaggio di macchine straniere che andavano al Sud in vista delle vacanze. Specie macchine tedesche. Si perdeva il conto; e sul cielo due aeroplani sportivi giravano tome vagabondi.

«Però si vive meglio qui che laggiù» dissi a un tratto; ma senza convinzione. «A me non piace soprattutto il clima e non mi piace la gente che se ne frega di noi. In tre anni di lavoro fatto fianco a fianco con muratori svizzeri non sono riuscito a farmene un amico. Non so nemmeno quello che pensano».

«Forse!» fece Gianni. «Ma io vorrei stare laggiù. Avere un pezzo di terra mio e coltivarlo. Lavorare per me e non sentirmi schiavo... Non mi sento libero nemmeno di pisciare. Scusami. Mi sono stancato di questo tempo e di essere guardato come un ladro, come uno sporco animale. Ci guardano come sporchi animali, come ladri e bestie da lavoro... A te non succede lo stesso?»

«Lo stesso».

Non parlammo per un pezzo, quando il semaforo era rosso, la fila di macchine diventava un chilometro, per dire poco.

«Erano del comune4 le terre che volevate occupare?» domandai. «Al mio paese, dopo la guerra, le divisero, le terre del comune».

«Nostre» disse Gianni, guardando davanti a sé. «Una volta erano state del comune, poi, se ne appropriò Berlingeri, un riccone. Eravamo senza lavoro e senza terre. Nemmeno dove scavarci una fossa avevamo... Le terre del feudo Fragalà erano incolte. Perché non le andiamo a occupare?», ci dicemmo. Lo pensammo a lungo, lo ponderammo. La voce arrivò anche all'orecchio del maresciallo dei carabinieri, che minacciò di spararci come passeri. Era un uomo cattivo, terribile. Non badammo alle sue minacce: avevamo bisogno di terre.. Ora sono incolte. Tutti scappano... le porte del mondo si sono aperte».

«Anche dalle mie parti succede la stessa cosa»

«Ora i padroni di una volta bacerebbero le mani ai contadini. Lo so».

«Meglio così... E poi?»

«Poi.. poi il macello successe. Il paese si mise in agitazione, la caserma si riempì di carabinieri e poliziotti, come se dovesse scoppiare la guerra.» Gianni tacque per un poco come per riflettere. «Guerra doveva essere e guerra è stata» aggiunse con voce sorda. «Abbiamo dovuto abbandonare il paese, è vero; ma in fondo abbiamo vinto noi: ci pagherebbero a peso d'oro, laggiù. Ora capiscono che senza di noi la terra non serve a niente».

«Poi cos' è successo?»

«Niente, via. Ho freddo. Questo maledetto cielo è sempre Coperto di nuvole... Successe che andammo a occupare le terre e morirono tre compagni nostri sparati dalla polizia. Per miracolo non hanno colpito anche me. Eravamo tutto il paese. Anche gli animali avevamo con noi. Non pensavamo a tragedie. Tutt'al più possono mettere in prigione venti - trenta di noi, pensavamo... Ma spararono. Il maresciallo che ti ho detto sparò per primo; le donne scapparono con i bambini in braccio, gridando. Anche a noi, uomini, venne grande paura, specie appena vedemmo in terra uno dei nostri... Ma stentavamo a credere ai nostri occhi. Non era possibile, secondo noi, sparare contro uomini che lavorano. «Siamo venuti per lavorare e non per rubare» gridammo. Fu mutile. «Andate via, ladri» ci gridò il capo della polizia. «Ladri! ladri!»

disse anche il maresciallo dei carabinieri, come se fossimo nella sua terra. Ci odiava. Disprezzava i poveri. Ed era stato anche lui uno straccione pidocchioso... I poveri arricchiti diventano carogne».

Gianni tacque. Guardava cupo davanti a sé. Sputò in terra. Alcuni passanti lo guardarono con disgusto.

«In questo paese non si può nemmeno sputare» commentò. «Te ne sei accorto? Non si può sputare. Non si è liberi di sputare per terra. A momenti sputo per dispetto, per rabbia. Non mi possono mettere in prigione perché sputo. Mi sfogo così».

Camminammo in silenzio per un pezzo. Gianni mi piaceva. Anch'io a momenti sputavo per sfogarmi. Era l'unico modo di protestare.

«Speravo di trovare un poco di libertà in questo paese, ma invece... In fabbrica non ci permettono di fumare, specie a noi, non ci permettono di protestare. L'altra volta andammo da un capo per dire che il lavoro era pesante e che с'era bisogno di almeno un altro, e quello non ci lasciò nemmeno finire: «Immer protestiren. Arbeiten, arbeiten»5, e ci mandò via. Hanno paura. Dicono che protestiamo sempre, che guastiamo anche gli operai svizzeri. Ti sei accorto che hanno paura di tutto?»

«Lo so bene» dissi.

Credono che tutti gl'italiani sono comunisti. L'anno scorso un mezzo sagrestano, un veneto, che stava sempre col sacerdote alla Missione, fu sbattuto via dalla fabbrica come comunista, come sovversivo, perché aveva protestato a nome di tutti noi italiani per il lavoro troppo pesante...»

«È successo anche da me una cosa simile» dissi.

Ci fermammo davanti a una vetrina. Guardammo in silenzio vestiti e cappotti. C'erano centinaia d'italiani, a gruppi.

«Ho parlato per dieci oggi» esclamò Gianni a un trattò».

«Mi fa piacere aver parlato con te».

«Anche a me... Ho capito che posso aprirmi».

«E dopo la rivoluzione cos' hai fatto?»

Gianni guardò l'orologio all' angolo.

«Fra poco ci sarà il treno. Me ne vado a casa e mi getto sul letto e penso ai miei figli e al pezzo di terra che vorrei comprarmi... Se lavorassi per me, lavorerei il doppio e mi sentirei libero... Cos'ho fatto, hai detto? Cambiato paese, dove c'era un mio fratello sposato colono6 di un signore... Nemmeno di pane mi potevo saziare, dopo dodici ore in media di lavoro al giorno. La gente incominciava a partire. Lavorare in colonia non era possibile. «Parto anch'io» pensai; e partii. Mi ero già sposato... Tu ti sei sposato prima di partire?»

«Dopo. Ho conosciuto mia moglie qui».

«Arriviamo al treno. Mi accompagni?»

Ci avviammo versò la stazione. In ogni angolo c' erano italiani. A decine. Parlavano, rìdevano, entravano e uscivano dai negozi. Mi pareva di essere in Italia.

«Vado a stare un poco con i miei amici. Al paese dove abito, i treni non passano. Spesso arrivo a Olten per vedere i treni che vanno in Italia» disse Gianni. «E penso ai miei figli. È da due anni che non li vedo. È duro, sai. Nessuno può capire quello che costa non potere vedere i figli...»

«E arrivato qui dove sei andato a sbattere?»

«Dai contadini. Non auguro a nessuno di capitare in una famiglia di contadini svizzeri. Non sono cattivi, non è questo che voglio dire. È il lavoro massacrante: dalle quattro del mattino fino alle dièci di sera, ogni giorno. Anche la domenica. A mungere le vacche, a falciare Г erba per le vacche, a fare il fieno... Non auguro a nessun diavolo di capitare in una famiglia di contadini svizzeri. Però anche loro lavorano. Non ti gettano il lavoro sulle spalle a te solo, come fanno i nostri padroni pidocchiosi di laggiù. Che maledetti quelli!» e Gianni sputò in terra. «Ora non trovano da zappare la terra e si preoccupano e accarezzano i vecchi che sono rimasti... I contadini svizzeri son civili, devo dire. Contadini per modo di dire: che hanno macchine e trattori. Mi facevano mangiare insieme a loro... T'immagini un padrone laggiù che fa sedere alla sua tavola il garzone!.. E avevo una camera molto bella e mi permettevano di fare il bagno nel loro bagno... Gente ricca, ti dico... Ma il lavoro, Dio!.. Pensa che una volta stetti per quindici giorni con la stessa camicia. La padrona era tanto occupata, che nemmeno lei ebbe il tempo di fare il bucato. Si era nel forte del fieno. Il fieno, lo sai, si fa ogni settimana. La camicia s'incrostò a tal punto di polvere e di polvere e di sudore, che un giorno mi si spaccò sulle spalle e rimasi nudo. C'erano le signorine, le figlie, venute dalla città che voltavano anche loro il fieno col tridente e risero... Il bello di questo paese, però, e che tutti lavorano. Le signorine studiavano a Zurigo e tornavano a casa ogni sabato e non si vergognavano di venire a lavorare sui campi. Questo mi piace... Da noi dieci lavorano e novanta stanno a passeggiare... Vivendo fuori da queir ambiente, gli occhi ti si aprono. Ho imparato molto, io... Ma non auguro a nessun diavolo di capitare dai contadini svizzeri... Ci stetti per due anni lì. Poi finalmente potei cambiare qualifica e andai in fabbrica. Il lavoro, anche se pesante, è più comodo e guadagno di più... Ma mi sento in prigione, ti dico la verità, e partirei anche domani, se laggiù ci fosse un lavoro sicuro.»

Facemmo il sottopassaggio e arrivammo sul terzo binario.

«Il treno è pronto» disse Gianni. «Ho parlato sempre io».

«Domenica vieni a casa mia» l'invitai e gli diedi l'indirizzo.

«Vengo».

«Vieni, così ti parlerò di me» gli dissi. «Ma la mia storia non è molto diversa dalla tua».

«La storia di ogni terrone è un po' uguale per tutti» considerò Gianni e salì sul treno.

Dopo quel giorno ci rivedemmo spesso. Diventammo amici. Gianni Palaia di Melissa divenne il mio più caro amico. Mi raccontò altri particolari della rivoluzione, mi fece capire tante cose sugli uomini e sulla Svizzera. Poi rimpatriò. E da più di un anno che non ho sue notizie.

Adattato da S. Strati

Note

1. «paesani», paisà — compaesano, meridionale

2. (fare) alla romana — quando ognuno paga per conto proprio

3. un merci — treno merci

4. del comune — cioè appartenenti al comune e non a un proprietario fondiario

5. ted. — «Sempre protestare. Lavorare, lavorare»

6. colono — contadino che lavora la terra del proprietario in base a un contratto

ESERCIZI DI VOCABOLARIO

 

1. Imparate le parole e i nessi di parole:

comparire in lontananza пока­заться вдалеке

guardare i treni in partenza наблю­дать за отъезжающими поез­дами

fiutare l'aria принюхиваться

sfuggire qd избегать кого-либо

riuscir simpatico a qd вызывать симпатию у кого-либо

allungare il passo ускорить шаг

piazzarsi vicino a qd располо­житься вблизи от кого-либо

accorgersi di qd заметить кого-либо

esser assorto (in qc) быть погру­женным (во что-либо)

scrollare la testa кивать головой (в знак согласия, несогласия)

gelido очень холодный

tetro мрачный

sottopassaggio подземный переход

terrone крестьянин (юга Италии)

bracciante разнорабочий

ortaggi овощи

scrollare le spalle пожимать пле­чами

avere qd a carico иметь кого-либо на иждивении

occupare le terre занимать земли

macello бойня, резня

fregarsene di qd, qc не обращать внимания на кого-либо, на что-либо (плевать)

fianco a fianco рядом

coltivare la terra обрабатывать землю

bestie da lavoro рабочий скот

per dire poco не говоря о том, что

appropriarsi di qc завладеть чем-либо

scavare una fossa рыть яму

le terre incolte (vergini, malcol-tivate) земли необработанные (залежные, плохо обработан­ные)

feudo имение

ponderare взвесить (обдумать)

carogna падаль (руг.)

guastare испортить

lavoro massacrante изнуритель­ная работа

mungere le vacche (le mucche) доить коров

falciare l'erba косить траву

fare il fieno косить сено

gettare il lavoro sulle spalle di qd переложить работу на чьи-либо плечи

zappate la terra мотыжить землю

per modo di dire к слову

Bucato белье

fare il bucato стирать белье

voltare il fieno col tridente воро­шить сено вилами

essere assai indietro in qc отста­вать в чем-либо

cambiar qualifica поменять ква­лификацию (профессию)

rimpatriare вернуться на родину

2. a) Consultando un dizionario italiano fate vedere l'uso dell'aggettivo carico in diverse accezioni, abbinandolo a un nome.

b) Traducete in russo:

1. Aveva a carico i genitori. 2. Viveva a carico di suo marito. 3. Era testimone a carico. 4. Il fucile è carico. 5. L'orologio è carico. 6. Questo (colore) blu è troppo carico, non mi dona. 7. Il cielo (tempo) è carico. 8. I meridionali sono sempre carichi di figli. 9. Questo caffè è carico. 10. Lui è carico di vino.

c) Traducete in italiano i seguenti nessi di parole, usando l'aggettivo carico:

крепкий кофе; перегруженный делами; имеющий много детей; жить на иждивении сына; свидетельствовать против обвиняемого; насыщенный цвет; заряженное ружье; заве­денные часы.

3. a) Consultando un dizionario italiano, trovate il significato dei modi di dire con la parola braccio.

b) Trovate equivalenti russi ai modi di dire con la parola braccio:

avere le braccia (mani) legate; sentirsi cascar le braccia; avere le braccia (le mani) lunghe (arrivar dappertutto): darsi in braccio agli eventi (alle cattive compagnie); avere sulle braccia la famiglia (i figli piccoli ecc); vivere delle proprie braccia; tagliare le braccia a qd (rovinare qd); tenere in braccio (un bambino); dare il braccio (alla signora per accompagnarla a tavola); dare un dito e prendere il braccio.

c) Traducete le frasi in italiano usando i modi di dire dell'esercizio b):

1. У него на руках семья. 2. Он сам зарабатывает себе на жизнь. 3. Я бы ему помог, но у меня руки связаны. 4. Она была с ребенком на руках. 5. Он взял ее под руку и повел к столу. 6. Ему дашь палец, а он тебе руку откусит. 7. Отдаться на волю случая.

4. a) Consultando un dizionario italiano, fate vedere coni esempi le diverse accezioni del verbo sfogare, sfogarsi.

b) Sostituite alle parole sottolineate i verbi sfogare, sfogarsi:

1. Sentiva il bisogno di dar libero corso agli affetti. 2. Final­mente potè manifestare la propria rabbia. 3. Lei cercava di alleggerirsi del dolore piangendo. 4. Le nubi si sciolgono in pioggia. 5. Non è possibile far uscir fuori la propria rabbia contro i bambini. 6. Si levava la voglia di saltare (di correre). 7. Sentii un urgente bisogno di confidarmi con un amico.

c) Traducete in italiano le frasi, usando il verbo sfogarsi:

1. Иногда я плюю только для того, чтобы дать выход своей злобе. 2. Джанни чувствовал необходимость откровенно поговорить с человеком, который способен его понять. 3. Не надо срывать зло на животных. 4. Она давала выход обуре­вавшим ее чувствам, занимаясь стиркой или другой тяже­лой работой.

5. a) Consultando un dizionario italiano, trovate dei modi di dire con la parola testa. Trascriveteli e traduceteli in russo.

b) Traducete in russo:

1. «Non vai in Italia per le feste?». Lui scrollò la testa. 2. Durante l'occupazione delle terre1 a Melissanoh era alla testa dei contadini, però anche lui ci andò siduro del fatto suo. 3. Aveva la testa grossa come un cestone. 4.. Il vino gli diede alla testa. 6. Perse la testa vedendo in terra uno dei suoi compagni. 6. Aveva per la testa un suo pezzo di terra da lavorare. 7. Non era intelligente e si diceva che aveva la testa di cavolo. 8. I contadini ora potevano alzare la testa, sentivano che senza di loro la terra non serviva a niente.

9. Dovette chinare (abbassare) la testa e fare quello che gli dicevano. 10. Da quella rissa si poteva uscire con la testa rotta.

6. a) Trascrivete dal testo le parole e i nessi di parole legati ai lavori campestri.

b) Traducete in russo e ricordate i nessi di parole:

lavorare (coltivare) la terra; zappare la terra; terre incolte o malcoltivate, terre vergini; mungere le mucche; fare il fieno; voltare il fieno col tridente; falciare l'erba; fare la raccolta.

c) Parlate dei lavori campestri adoperando il lessico dell'esercizio b).

ESERCIZI DI GRAMMATICA

 

1. Leggete il brano tratto. Spiegate l'uso del passato prossimo e del passato remoto. Riassumete il brano alla terza persona, osservando le regole della concordanza dei tempi:

«Poi... poi... il macello successe. Il paese si mise in agitazione, la caserma si riempì di carabinieri e poliziotti, come se dovesse scoppiare la guerra». Gianni tacque per un poco come per riflettere. «Guerra doveva essere e guerra è stata» aggiunse con voce sorda. «Abbiamo dovuto abbandonare il paese, è vero; ma in fondo abbiamo vinto noi: ci pagherebbero a peso d'oro, laggiù. Ora capiscono che senza di noi la terra non serve a niente».

«Poi cos'è successo?»

«Niente, via. Ho freddo. Questo maledetto cielo è sempre coperto di nuvole... Successe che andammo a occupare le terre e morirono tre compagni nostri sparati dalla polizia. Per miracolo non hanno colpito anche me. Eravamo tutto il paese. Anche gli animali avevamo con noi. Non pensavamo a tragedie. Tutt' al più possono mettere in prigione venti-trenta di noi, pensavamo... Ma spararono. Il maresciallo che ti ho detto sparò per primo; le donne scapparono con i bambini in braccio, gridando. Anche a noi, uomini, venne grande paura, specie appena vedemmo ih terra uno dei nostri... Ma stentavamo a credere ai nostri occhi. Non era possibile, secondo noi, sparare contro uomini che lavorano. «Siamo venuti per lavorare e non per rubare» gridammo. Fu inutile.



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