I. Popoli e lingue della Terza Era 


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I. Popoli e lingue della Terza Era



 

Il linguaggio rappresentato in questa narrazione dalla nostra lingua era l’ Ovestron o «Lingua Corrente» dei paesi occidentali della Terra di Mezzo nella Terza Era. In quell’epoca esso era infatti diventato il linguaggio di quasi tutti i popoli parlanti (ad eccezione degli Elfi) che vivevano entro i confini degli antichi reami di Arnor e Gondor, e cioи lungo tutte le coste da Umbar sino alla nordica Baia di Forochel, e all’interno sino alle Montagne Nebbiose e all’Ephel Dщath. Si era inoltre diffuso lungo il corso dell’Anduin, occupando le terre a ovest del Fiume e a est delle montagne fino a Campo Gaggiolo.

All’epoca della Guerra dell’Anello, alla fine cioи della Terza Era, questi erano ancora i confini di tale idioma, benchй ormai grandi zone dell’Eriador fossero deserte e pochi Uomini dimorassero sulle sponde dell’Anduin fra il Gaggiolo e Rauros.

Alcuni degli antichi Uomini Selvaggi abitavano ancora la Foresta Druadana nell’Anуrien; e sui colli del Dun’and vivevano alcuni superstiti di un’antica stirpe, coloro che un tempo occupavano quasi rutto Gondor. Questi popoli rimanevano fedeli alle loro lingue; nelle pianure di Rohan dimorava una nuova popolazione del Nord, i Rohirrim, che erano emigrati in quelle terre circa cinquecento anni prima. Ma l’Ovestron veniva adoperato come seconda lingua da tutti coloro che conservavano il proprio idioma, persino dagli Elfi, non solo ad Arnor e a Gondor, ma anche in tutte le valli dell’Anduin, e ad est sino ai margini orientali del Bosco Atro. Persino fra gli Uomini Selvaggi e i Dun’andiani, che evitavano gli altri popoli, vi erano coloro che sapevano parlarlo, anche se stentatamente.

 

A proposito degli Elfi.

Nei Tempi Remoti gli Elfi si divisero in due rami principali: gli Elfi Occidentali (Eldar) e gli Elfi Orientali. A quest’ultima stirpe apparteneva la maggior parte degli Elfi del Bosco Atro e di Lуrien; ma i loro idiomi non appaiono in questa storia, nella quale tutti i termini e i nomi elfici sono di forma Eldarin[56].

In questo libro si trovano due tipi di linguaggi Eldarin: l’Alto Elfico o Quenya e il Grigio-Elfico o Sindarin. L’Alto Elfico era un antico linguaggio di Eldamar oltre i Mari, il primo che sia stato formulato mediante la scrittura.

Non era piщ la lingua parlata, ma era divenuta in un certo qual modo un «latino elfico», ancora adoperato nelle cerimonie, e in materia di saghe e di canti, dagli Alti Elfi tornati in esilio nella Terra di Mezzo alla fine della Prima Era.

Il Grigio-Elfico era originariamente derivato dal Quenya, essendo il linguaggio di quegli Eldar i quali erano giunti alle sponde della Terra di Mezzo e invece di traversare il Mare erano rimasti sulle coste del Beleriand. Il loro Re era Thingol Grigiornanto di Doriath, e durante il lungo crepuscolo il loro idioma si era trasformato con la mutevolezza delle terre dei mortali, divergendo notevolmente dal linguaggio degli Eldar di lа dal Mare.

Gli Esuli, vissuti fra i piщ numerosi Grigi Elfi, avevano adottato il Sindarin per l’uso quotidiano; esso и quindi l’idioma di tutti gli Elfi che appaiono in questa narrazione, poichй costoro erano tutti di razza Eldarin, anche se le genti che governavano erano di stirpi inferiori. La piщ nobile di tutti era Dama Galadriel della casa reale di Finarphir e sorella di Finrod Felagund, Re di Nargothrond. Nel cuore di tutti gli Esuli la nostalgia del Mare era un inguaribile tormento; nell’animo dei Grigi Elfi un’inquietudine latente, che una volta destata non poteva piщ essere placata.

 

A proposito degli Uomini.

L’ Ovestron era un idioma degli Uomini, pur addolcito e arricchito da influssi elfici. Era originariamente il linguaggio di coloro che gli Eldar chiamavano Antani o Edain, «Padri degli Uomini», e cioи propriamente la gente delle Tre Case di Amici degli Elfi che si recт a occidente nel Beleriand durante la Prima Era e aiutт gli Eldar nella Guerra dei Grandi Gioielli contro l’Oscuro Potere del Nord.

Dopo la sconfitta dell’Oscuro Potere, che causa la rovina e la distruzione di quasi tutto il Beleriand, per ricompensare gli Amici degli -Elfi fu concesso loro di traversare anch’essi il Mare come gli Eldar. Ma poichй il Reame Immortale era loro proibito, venne loro destinata una grande isola, la piщ occidentale di tutte le terre mortali. Il nome di quell’isola era Nщmenor (Ovesturia). La maggior parte degli Amici degli Elfi parti quindi per andarsi a stabilire a Nщmenor, ove divenne un popolo grande e patente, di famosi navigatori e ricchi armatori. Essi erano belli di volto e alti di statura, e la durata della loro vita era tre volte piщ lunga di quella degli Uomini della Terra di Mezzo. Essi erano i Numenoreani, Re degli Uomini, che gli Elfi chiamavano Dщnedain.

I Dщnedain erano gli unici fra gli Uomini a parlare un idioma elfico; i loro avi avevano infatti appreso il Sindarin, tramandandolo ai figli con pochi mutamenti attraverso gli anni e le generazioni. E i piщ eruditi fra loro studiavano anche l’Alto Elfico, il Quenya, apprezzandolo piщ di ogni altra lingua, e adoperandolo per battezzare luoghi particolarmente noti o gloriosi o persone di sangue reale e di grande fama[57].

Ma la lingua nativa dei Numenoreani rimase per lo piщ il loro ancestrale idioma, l’Adunaico, al quale in seguito, man mano che crebbe il loro orgoglio, i re e signori numenoreani fecero ritorno; gli unici a non abbandonare il linguaggio elfico furono quei pochi che rimasero fedeli alla loro amicizia di lunga data con gli Eldar. Durante gli anni del loro potere, i Numenoreani possedettero molti porti e fortezze sulle coste occidentali della Terra di Mezzo, come basi per le loro flotte; uno dei porti piщ importanti era Pelargir, presso le Foci dell’Anduin. Lа si parlava l’Adunaico che, integrato da molti vocaboli di linguaggi degli Uomini comuni, divenne la Lingua Corrente, e si diffuse lungo tutte le coste fra coloro che avevano rapporti con l’Ovesturia.

Dopo la caduta di Nщmenor, Elendil condusse i superstiti Amici degli Elfi sulle coste nord-occidentali della Terra di Mezzo, ove dimoravano giа molti Uomini di sangue, in parte o interamente, numenoreano, i quali perт avevano quasi dimenticato l’idioma elfico. E quindi i Dщnedain, sin dal principio, furono assai meno numerosi degli Uomini comuni con i quali vissero o che governarono, essendo essi signori dalla lunga vita e dalla somma potenza e saggezza. Essi adoperarono quindi la Lingua Corrente nel trattare con altri popoli e nel governare i propri vasti reami, ma la estesero arricchendola di molte parole di origine elfica.

Ai tempi dei re numenoreani questo linguaggio Ovestron nobilitato si diffuse ovunque, persino fra i loro nemici, e fu sempre piщ adoperato dagli stessi Dщnedain, tanto che all’epoca della Guerra dell’Anello era assai raro che la gente a Gondor conoscesse l’Elfico, e ancor piщ raro che lo parlasse abitualmente. Gli abitanti di Gondor vivevano per lo piщ a Minas Tirith e nelle campagne adiacenti, e nella terra dei principi tributari di Dol Amroth. Eppure, i nomi di quasi tutti i luoghi e persone nel reame di Gondor erano di forma e significato elfici. Le origini di alcuni di essi erano da tempo obliate, e discendevano indubbiamente dagli idiomi in uso prima della partenza delle navi numenoreane; fra questi termini figuravano Umbar, Arnach, Erech, e i nomi di montagne come Rimmon. Forlong era anch’esso un nome del medesimo tipo.

La maggior parte degli Uomini delle regioni settentrionali dei paesi occidentali discendeva dagli Edain della Prima Era, o da loro affini. Adoperavano quindi linguaggi simili all’Adunaico, di cui alcuni conservavano ancora molta affinitа con la Lingua Corrente. Di questa razza erano gli abitanti delle valli dell’Anduin: Beorniani, e Uomini dei Boschi del Bosco Atro occidentale; e anche gli Uomini che dimoravano piщ a est, a Lago Lungo e a Valle. Dai territori compresi fra il Gaggiolo e Carrock veniva la gente chiamata a Gondor Rohirrim, Padroni di Cavalli. Essi parlavano ancora il loro -idioma ancestrale, battezzando con nuovi nomi quasi tutti i luoghi di questo loro nuovo paese; essi stessi si attribuirono il nome di Eorlingas, o Uomini del Riddermark. Ma le tradizioni di questo popolo erano frequentemente scritte nella Lingua Corrente, ed essi la parlavano in modo aristocratico, come i loto alleati di Gondor; a Gondor infatti, luogo di origine dell’Ovestron, questo idioma manteneva ancora uno stile piщ aggraziato ed antiquato.

Del tutto diverso era il linguaggio degli Uomini Selvaggi della Foresta Druadana. Differente, o soltanto vagamente affine era l’idioma dei Dun’andiani, ultimi superstiti degli abitanti dei Monti Bianchi. Gli Uomini Morti di Dunclivo erano della medesima loro razza. Ma durante gli Anni Oscuri alcuni abitanti si erano trasferiti nelle valli meridionali delle Montagne Nebbiose, e da lм alcuni si erano recati nelle terre deserte, spingendosi a nord fino ai Tumulilande. Da questi discendevano gli Uomini di Brea, i quali erano divenuti sudditi del Regno settentrionale di Arnor, adottandone il linguaggio Ovestron. Soltanto nel Dun’and gli Uomini di questa razza conservarono le proprie antiche usanze e lingue, consuetudini e costumi di un popolo segreto, ostile ai Dщnedain e nemico spietato dei Rohirrim.

Della loro lingua in questo libro non appare altro che il termine Forgoil, nome che essi attribuivano ai Rohirrim (e che pare significasse Teste di Paglia). Dunland e Dunlandiani erano i nomi dati loro dai Rohirrim, perchй erano scuri di pelle e di capelli; non vi и quindi alcun nesso fra la parola dunn in questi nomi e il termine Grigio-Elfico Dыn = Ovest.

 

A proposito degli Hobbit.

Gli Hobbit della Contea e di Brea avevano adottato da circa mille anni la Lingua Corrente. La adoperavano a modo loro, liberamente e senza particolari attenzioni, ma i piщ eruditi fra di essi disponevano ancora di un idioma piщ rigoroso se richiesto da una speciale occasione.

Non vi sono documenti attestanti l’esistenza di un linguaggio peculiare agli Hobbit. In passato essi avevano infatti sempre adoperato gli idiomi degli Uomini presso i quali o fra i quali dimoravano. Essi adottarono quindi rapidamente la Lingua Corrente dopo essersi trasferiti nell’Eriador, e quando poi si stabilirono a Brea avevano giа cominciato a dimenticare il loro antico linguaggio. Era questo evidentemente un linguaggio del tipo di quelli in uso fra gli Uomini delle valli dell’alto Anduin, simile a quello dei Rohirrim; gli Sturoi meridionali sembrano perт aver adottato un linguaggio affine a quello dei Dun’andiani prima di emigrare a nord nella Contea[58].

Di tutto ciт all’epoca di Frodo rimaneva ancora qualche traccia in nomi e termini locali, di cui molti rassomigliavano assai da vicino a quelli di Rohan e della Valle. L’esempio piщ notevole и fornito dai nomi di giorni, mesi e stagioni; parecchi altri vocaboli del genere (come mathom e smial) erano ancora di uso comune, e altri si riferivano a luoghi della Contea e di Brea. I nomi di persona degli Hobbit erano anch’essi assai particolari e derivavano sovente da termini arcaici.

Hobbit era il nome che il popolo della Contea dava a tutta la gente della sua stessa razza. Gli Uomini li chiamavano Mezzuomini e gli Elfi Periannath. L’origine della parola hobbit era stata per lo piщ dimenticata. Pare comunque che fosse un nome attribuito originariamente ai Pelopiedi dagli Sturoi e dai Paloidi, forma abbreviata e disseccata di un termine conservato integralmente a Rohan: holbytla = «scavatori di buchi».

 

A proposito delle altre razze.

Ent. Gli esseri piщ antichi nella Terza Era erano gli Onodrim o Enyd. Ent era il nome dato loro dalla gente di Rohan. Gli Eldar li conoscevano in tempi lontani, e dagli Eldar gli Ent attinsero non il loro proprio linguaggio, bensм il desiderio di parlare. L’idioma che avevano creato era diverso da tutti gli altri: lento, sonoro, agglomerato, ripetitivo, serpeggiante da tutti i punti di vista, formato da una molteplicitа di sfumature fra le vocali e di distinzioni di tono e intensitа che persino gli Eldar piщ eruditi non avevano mai tentato di trascrivere. Ma essi lo adoperavano soltanto fra loro, benchй non fosse certo necessario tenerlo segreto, dato che nessun altro sarebbe mai riuscito ad apprenderlo.

Gli Ent erano comunque molto abili nello studio dei linguaggi, che imparavano rapidamente e non dimenticavano mai piщ. Piщ di tutti amavano perт gli idiomi degli Eldar, e in particolare l’antico Alto Elfico. Gli strani nomi e vocaboli che gli Hobbit udirono pronunciare da Barbalbero e dagli altri Ent, erano quindi in Elfico, o frammenti di lingue elfiche collegati insieme alla maniera ent[59]. Alcuni sono Quenya: come per esempio Taurelilфmлa-tumbalemorna Tumbaletaurлa-Lйmлanor, che puт tradursi «Foresta-dalle-mille-ombre-nera-profonda-valle Profonda-valle-boscosa-Terra-tetra», e che per Barbalbero significava piщ o meno: «vi и un’ombra nera nelle profonde valli della foresta». Altri vocaboli sono Sindarin: Fangorn = barba (di) albero, o Fimbrethil = esile betulla.

 

Gli Orchi e il Linguaggio Nero. Orchi и il nome dato a questo popolo malefico dalle altre genti, adottato in origine dai Rohirrim. In Sindarin il nome era orch, indubbiamente imparentato con il termine uruk nel Linguaggio Nero, benchй questo venisse di solito esclusivamente applicato ai grossi Orchi soldati provenienti da Mordor e da Isengard. Le altre razze venivano chiamate, specialmente dagli Uruk-hai, snaga, «schiavi».

Gli Orchi furono inizialmente allevati nei Tempi Remoti dall’Oscuro Potere. Pare che non avessero un loro linguaggio, ma che s’impadronissero di un gran numero di vocaboli degli altri idiomi, manipolandoli a modo loro; eppure non riuscivano a creare che dialetti brutali, appena sufficienti a esprimere ciт che era loro necessario, cioи maledizioni e bestemmie. Questi esseri pieni di malvagitа, che odiavano persino i loro simili, svilupparono velocemente un numero tanto vasto di barbari dialetti quanto numerosi erano i loro vari gruppi e accampamenti, rendendo cosм estremamente difficile la comunicazione fra i membri delle diverse tribщ.

Fu cosм che durante la Terza Era gli Orchi incominciarono a usare la lingua Ovestron che permetteva alle varie tribщ di comunicare fra loro; inoltre molti dei gruppi piщ antichi, come quelli che dimoravano nel Nord e nelle Montagne Nebbiose, usavano da tempo l’Ovestron come propria lingua, ma in un modo tale da farlo diventare brutto e sgradevole quasi quanto i dialetti delle tribщ. In questo idioma, tark, «uomo di Gondor», era una forma accorciata di tarkil, un termine Quenya per indicare in Ovestron chi fosse di discendenza numenoreana.

Si dice che il Linguaggio Nero fosse stato elaborato da Sauron durante gli Anni Oscuri e che egli desiderasse farne la lingua di tutti coloro che lo servivano, fallendo perт nel suo intente. Dal Linguaggio Nero derivarono comunque molte parole di uso frequente, e assai diffuse fra gli Orchi, come ghвsh, «fuoco», ma dopo la prima sconfitta di Sauron tale idioma nella sua forma originaria venne dimenticato da tutti, eccetto che dai Nazgыl. Quando Sauron risorse, esso tornт ad essere il linguaggio di Barad-dыr e dei capitani di Mordor. L’iscrizione sull’Anello era nell’antico Linguaggio Nero, mentre le maledizioni dell’Orco di Mordor nelle Due Torri erano pronunciate nella forma svilita in uso presso i soldati della Torre Oscura, di cui Grishnвkh era il capitano. Sharkы in quell’idioma significa «vecchio uomo».

 

Troll. Troll и la traduzione del Sindarin torog. All’origine, nel crepuscolo dei Tempi Remoti, questi erano esseri informi e smorti, e il loro linguaggio non era piщ evoluto di quello delle bestie. Ma Sauron li aveva sfruttati, insegnando loro quel poco che potevano apprendere e iniettando nelle loro menti ogni forma di malizia. I Troll acquisirono quindi ciт che poterono del linguaggio degli Orchi, e nelle Terre occidentali i Troll delle Pietre parlavano una forma svilita della Lingua Corrente.

Ma alla fine della Terza Era apparve a sud del Bosco Atro e lungo i confini montagnosi di Mordor una razza di Troll sin allora sconosciuta. Nel Linguaggio Nero, il loro nome era Olog-hai. Nessuno dubitava die fossero creature di Sauron, pur ignorando da quale ceppo provenissero. Alcuni ritenevano che non fossero Troll ma Orchi giganti; ma gli Olog-hai erano sia fisicamente che mentalmente assai diversi persino dalla razza piщ grande di Orchi, che superavano in forza e dimensioni. Erano Troll, ma impregnati della malvagitа del loro padrone: una razza crudele, forte, agile, feroce e astuta, e piщ dura della pietra. A differenza delle altre razze del Crepuscolo, essi sopportavano il Sole purchй Sauron li sostenesse con il proprio volere. Essi parlavano poco, e l’unico linguaggio che conoscessero era quello Nero di Barad-dыr.

 

Nani. I Nani sono una razza a parte. Delle loro strane origine e del perchй fossero al tempo stesso simili e diversi dagli Elfi e dagli Uomini, narra il Silmarillion; ma gli Elfi della Terra di Mezzo non conoscevano questa loro storia, mentre le vicende degli Uomini erano confuse con i ricordi delle altre razze.

Sono una razza per lo piщ robusta e resistente, segreta, laboriosa, fedele ai ricordi del male (e del bene) ricevuto, amante della roccia, delle gemme, delle cose che prendono forma nelle mani degli artigiani piщ che di ciт che vive di una vita propria. Ma non sono di natura malvagia, e pochi di loro servirono spontaneamente il Nemico, nonostante ciт che raccontavano le storie degli Uomini. Questi infatti invidiavano la loro ricchezza e l’arte delle loro mani, e fra le due razze regnava l’ostilitа.

Ma durante la Terza Era esistevano tuttavia nella Terra di Mezzo stretti legami fra gli Uomini e i Nani; e il carattere particolare dei Nani fece sм che, viaggiando e commerciando per vari paesi, come fecero dopo la distruzione delle loro antiche dimore, cominciassero a usare i linguaggi degli Uomini fra i quali vivevano. Eppure in segreto (un segreto che, a differenza degli Elfi, non rivelavano a nessuno, nemmeno ai loro amici) essi adoperavano ancora il loro strano idioma, che attraverso gli anni aveva subito ben pochi mutamenti (diventando piuttosto un linguaggio di eruditi) in luogo della Lingua Corrente; e lo curavano e lo custodivano gelosamente come un prezioso tesoro del passato. Pochi sono coloro che, all’infuori dei Nani, riuscirono ad apprenderlo. Nella nostra vicenda appare soltanto nei nomi di luoghi citati da Gimli ai propri compagni e nel grido di battaglia che egli lanciт durante l’assedio del Trombatorrione. Questo in ogni caso non era segreto, e lo si era udito gridare nel corso di molte battaglie da quando il mondo era giovane. Baruk Khazвd! Khazвd ai-mкnu! = «Asce dei Nani! I Nani vi assaltano!».

I nomi di Gimli e di tutti gli appartenenti alla sua razza sono di origine settentrionale, derivati dai linguaggi degli Uomini. I loro veri nomi segreti non furono mai rivelati dai Nani a gente di razza diversa, e nemmeno scritti sulle pietre tombali.

 



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