I. Pronunzia di parole e nomi propri 


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I. Pronunzia di parole e nomi propri



 

La Lingua Corrente o Ovestron и stata interamente tradotta nella nostra lingua. Tutti i nomi hobbit e i termini specifici devono essere pronunciati con i relativi accenti e suoni: per esempio, Bolger ha una g come germano, e mathom rima con Tom.

Nel trascrivere gli idiomi arcaici ho cercato di rappresentare i suoni originali (ammesso che si possano determinare) con la massima accuratezza, e di proporre nello stesso tempo termini che non abbiano un carattere grottesco nella nostra moderna tradizione letteraria. L’Alto Elfico Quenya и stato ravvicinato quanto piщ possibile al Latino: per questo motivo si и preferito sostituire k con c in ambedue gli idiomi Eldarin.

Premetto alcune osservazioni per coloro che fossero interessati a simili particolari.

 

Consonanti

 

C ha sempre il suono k anche prima della e e della i. Celeb = argento, si pronuncia keleb.

CH viene adoperato esclusivamente per raffigurare il suono gutturale del tedesco bach, e non dell’inglese church, nй dell’italiano chiesa. Eccetto che in fine di parola e davanti alla consonante t, nel linguaggio di Gondor questo suono finм con l’indebolirsi in una h aspirata che si puт notare ancora in alcuni nomi propri, come Rohan, Rohirrim (Imrahil и un nome di origine numenoreana).

DH rappresenta il suono dolce del th inglese, come in these clothes. Di solito deriva direttamente dalla d, come nel Sindarin galadh = albero (mentre invece и alda in Quenya); a volte in vece deriva da h + r, come in Caradhras = Cornorosso, originariamente caran-rass.

F si pronuncia normalmente eccetto che in fine di parola, dove viene adoperato per rappresentare il suono v, (come in inglese of), come in Gandalf, Fladrif.

G si pronuncia sempre gutturalmente come la g di guardare; gil = stella, che si ritrova in Gondor, Gilraen, Osgiliath, deve quindi essere pronunciato ghil.

H da sola, ossia senza altre consonanti, и aspirata come nell’inglese house e behold. La combinazione Quenya ht sta a raffigurare il suono cht come in Tedesco acht: ad esempio nel nome Telumehtar = Orione[45]. Vedi anche CH, DH, L, R, TH, W, Y.

I all’inizio di una parola e prima di una vocale funge da consonante come nella parola yoga, ma soltanto in Sindarin, ad esempio nei nomi Ioreth, Iarwain. Vedi anche Y.

K viene usata nei linguaggi non provenienti dagli idiomi elfici con il medesimo valore della c; kh raffigura quindi il suono ch nel linguaggio degli Orchi: Grishnвkh, o nell’Adunaico (Numenoreano): Adunakhor. Per quanto riguarda il parlare dei Nani (come la lingua Kluzdul) vedi la nota.

L rappresenta piщ o meno il suono della l iniziale italiana, come in lungo. Se perт и situata fra una e o una i e una consonante, oppure in fine di parola dopo e o t, si pronuncia con il palato. (Gli Eldar avrebbero probabilmente trascritto la parola italiana bello come beolo). Se muto, questo suono viene rappresentato da LH (derivante di solito da sl- iniziale). In Quenya arcaico ciт veniva scritto hl, e pronunciato l nella Terza Era.

NG viene pronunciato ng come nell’inglese finger, salvo in fine di parola dove la g finale quasi non si pronuncia. Questo suono si trovava anche all’inizio delle parole in Quenya, ma и stato qui trascritto con n, come in Noldo, secondo la pronuncia della Terza Era.

PH suona come f. Viene adoperato (a) se il suono f и in fine di parola, come in alph = cigno; (b) se il suono f deriva da una p come in i-P(h)eriannath = i Mezzuomini (perian); (c) nelle poche parole dove sta per ff (derivato da pp) come in Ephel = recinto esterno; (d) in Adunaico e in Ovestron, come in Ar-Pharazфn (pharaz = oro).

QU rappresenta cw, una combinazione assai frequente in Quenya che non esiste in Sindarin.

R si pronuncia sempre come in Italiano, sia davanti a vocali che davanti a consonanti. Pare che gli Orchi e anche alcuni Nani adoperassero una r gutturale che gli Eldar trovavano obbrobriosa. RH sta per la r afona (per lo piщ derivata da un’antica sr iniziale), che in Quenya veniva scritta br. Vedi L.

S rappresenta sempre il suono della s italiana come in so, ; il suono z non esisteva nй in Quenya nй in Sindarin.

SH nell’Ovestron dei Nani e degli Orchi va pronunciato come sc in scivolare, sciogliere.

TH и il suono dolce del th inglese. Era divenuto s nel Quenya parlato, pur essendo scritto con una lettera diversa: ad esempio, in Quenya Isil (Sindarin Ithil) = luna.

TY rappresenta il suono ti come in tiorba, e deriva per lo piщ da c o t + y. Di solito in Ovestron questo suono veniva sostituito con ci (come in ciotola, ciuco), assai piщ frequente in questo idioma. Vedi Y a proposito di HY.

V и uguale alla v italiana ma non si adopera in fine di parola. Vedi F.

W si pronuncia come la w inglese, ossia we, wa, wo, wi = ue, ua, uo, ui. Era un suono iniziale abbastanza frequente in Quenya, anche se in questo libro non se ne trova alcun esempio. Nella trascrizione del Quenya sono state adoperate sia la v che la w, malgrado il tentativo di assimilarne l’ortografia a quella del Latino, poichй i due suoni di origine del tutto distinta esistevano ambedue in quell’idioma.

Y in Quenya sta per il suono i nei dittonghi io, ia, ie. In Sindarin y и sempre una vocale (vedi oltre). Vi и il medesimo rapporto fra HY ed y che fra HW e w: in Quenya ciт si trascriveva eht, iht.

Il suono dolce sc, assai frequente nell’Ovestron, veniva spesso sostituito ad esso da coloro che parlavano questo idioma. Vedi TY. HY derivava di solito da she khy-; in ambedue i casi le parole affini in Sindarin e in Quenya presentano una h iniziale, come in Harad e Hyarmen, che significano «Sud» rispettivamente in Sindarin e in Quenya.

E’ da osservarsi che le consonanti scritte due volte, come tt, ll, ss, nn rappresentano consonanti lunghe, o doppie. Alla fine dei vocaboli di piщ di una sillaba venivano di solito troncate: Rohan invece di Rochann (arcaico Rochand).

In Sindarin le combinazioni ng, nd, mb, particolarmente frequenti nei primi idiomi Eldarin, subirono in seguito numerose trasformazioni. mb divenne ovunque m, pur continuando a contare come una consonante doppia per motivi di accentuazione (vedi oltre), e si scrive quindi mm nei casi in cui altrimenti l’accento potrebbe essere incerto[46]. ng rimase immutato, tranne che all’inizio e in fine di parola, dove si trasformт in una semplice nasale. nd divenne per lo piщ nn come Ennor = Terra di Mezzo, Quenya Endore; rimase invece nd alla fine dei monosillabi pienamente accentuati come thond = radice (Morthond = Radice Nera), e davanti alla lettera r, come in Andros = lunga schiuma. Questo nd si ritrova altresм in alcuni antichi nomi derivati da epoche arcaiche, come ad esempio Nargothrond, Gondolin, Beleriand. Nel corso della Terza Era il gruppo nd in fondo a parole piщ lunghe si trasformт in n, come in Ithilien, Rohan, Anуrien.

 

Vocali

 

Le vocali sono a, e, i, o, u, oltre ad y (quest’ultima usata soltanto in Sindarin). In linea di massima si puт dire che i suoni rappresentati da queste lettere erano uguali ai nostri, benchй naturalmente numerosi accenti locali siano difficili da individuare[47]. Alle vocali a, e, i, o, u corrispondevano pressappoco i suoni che si trovano nei vocaboli italiani padre, deve, bivio, dove, nube.

In Sindarin le e, a, o lunghe avevano il medesimo valore delle vocali brevi, poichй ne derivavano. In Quenya invece la e e la o lunghe venivano pronunciate correttamente, come solevano gli Eldar, ossia piщ accentuate e piщ «chiuse» delle vocali brevi.

Il Sindarin era l’unico idioma che possedesse la u modificata, con un suono piщ cupo, come in Francese lune. Era in parte una modifica di o ed u, e in parte una derivazione di antichi dittonghi eu, . Per esprimere questo suono adoperavano la lettera y, come nella parola Iyg = serpente (Quenya leuca), o emyn, plurale di amon = collina. A Gondor questa y veniva di solito pronunciata come se fosse una i.

Le vocali lunghe sono di solito contrassegnate dall’accento acuto, come in alcune varietа di caratteri fлanoriani. In Sindarin le vocali lunghe in terminI monosillabici sono indicate con l’accento circonflesso, poichй in tal caso tendono ad essere particolarmente allungate[48]; ad esempio dыn, rispetto a Dщnadan. L’uso dell’accento circonflesso in altri linguaggi, come l’Adunaico o l’idioma dei Nani, non ha alcun significato particolare, e viene sfruttato esclusivamente per caratterizzare le diverse lingue (cosм come l’uso della lettera k).

 

La e finale non и mai muta. Per accentuarne il suono la e finale и sovente, ma non costantemente, scritta л.

 

I gruppi er, ir, ur (in fine di parola o davanti una consonante) devono essere pronunciati come in Italiano per, dir, pur, allungando molto la vocale.

 

In Quenya ui, oi, ai, , au, eu sono dittonghi (vengono cioи pronunciati come un’unica sillaba). Tutte le altre coppie di vocali sono di due sillabe, il che viene spesso indicato scrivendo: уa, уo, .

In Sindarin i dittonghi si scrivono ae, ai, ei, oe, ui, au. Le altre combinazioni non sono dittonghi. In fine di parola, au si trova frequentemente in Inglese nella forma aw ed era tutt’altro che raro in Fлanoriano.

Tutti questi dittonghi[49] erano «muti», vale a dire che l’accento sottolineava il primo elemento e che la combinazione delle due vocali era una semplice «addizione» dei due suoni. Quindi ai, ei, oi, ui dovevano pronunciarsi come in Italiano.

 

Enfasi

 

La posizione dell’accento, o enfasi, non и indicata, poichй negli idiomi Eldarin di cui si parla la collocazione и determinata dalla forma del vocabolo. Nelle parole di due sillabe l’accento cade quasi sempre sulla prima; nei termini piщ lunghi cade invece sulla penultima se questa contiene una vocale lunga, un dittongo o una vocale seguita da due (o piщ) consonanti. Quando l’ultima sillaba contiene (come sovente accade) una vocale breve seguita da una (o nessuna) consonante, l’enfasi cade sulla sillaba precedente, ossia la terzultima. Gli idiomi Eldarin ed in particolar modo il Quenya abbondavano di vocaboli di questo ultimo tipo.

Negli esempi seguenti la vocale accentata и indicata dalla lettera maiuscola: isIldur, Orome, erEssлa, fЛanor, ancAlima, elentAri; dEnethor, periAnnath, ecthElion, pelArgir, silIvren. Termini del tipo di elentаri = regina delle stelle, che accentano cioи le vocali й, а, у, sono poco frequenti in Quenya a meno che non si tratti, come in questo caso, di parole composte. Sono meno rari con le vocali i, u, come in andщne = occidente tramonto. In Sindarin si tratta sempre ed esclusivamente di parole composte. Va osservato che in Sindarin dh, th, ch sono considerate consonanti singole poichй rappresentano una sola lettera delle antiche scritture.

 

NOTA. Negli idiomi non derivati dalle lingue Eldarin le lettere hanno il medesimo valore, ad eccezione del linguaggio dei Nani. In questa lingua, che non possiede i suoni th e ch (kh), essi si pronunciano come se fossero t o k + una h aspirata.

La z rappresenta la medesima lettera nell’alfabeto italiano. gh nel Linguaggio Nero e in quello degli Orchi и una cosiddetta «aspirata retroversa» (che sta a g come dh sta a d), come in ghlish, agli.

I nomi «esterni», cioи quelli che gli Uomini davano ai Nani, presentano forme nordiche, ma il valore delle lettere и quello precedentemente descritto. Ciт vale anche per i nomi di luoghi e di persone a Rohan (dove non erano stati modernizzati), ad eccezione di йa, йo considerati dittonghi e da leggersi quindi come in beato, Teofilo; la y и una u modificata. Le forme modernizzate sono facilmente riconoscibili e vanno pronunciate come in Italiano. Si tratta per lo piщ di nomi di luoghi come Eilenach (per Eilenagh).

 

II. SCRITTURA

 

Le scritture e le lettere adoperate nella Terza Era erano di origine Eldarin, e giа a quel tempo molto antiche. Avevano giа raggiunto il pieno sviluppo alfabetico, ma ve n’erano in uso delle altre piщ arcaiche, in cui figuravano le sole consonanti.

Gli alfabeti erano di due tipi, originariamente indipendenti fra loro: il Tengwar o Tiw, da me tradotto in «lettere», e il Certar o Cirth, tradotto in «rune». Le lettere Tengwar erano state create per la scrittura con penna o pennello, e le figure squadrate delle iscrizioni derivavano dalle forme di scrittura. Le Certar venivano adoperate quasi esclusivamente per le incisioni.

Le Tengwar erano le piщ antiche, essendo state elaborate dai Noldor, la stirpe degli Eldar piщ abile in questo genere di cose, molto prima del loro esilio. Le piщ arcaiche lettere Eldarin, le Tengwar di Rщmil, non venivano adoperate nella Terra di Mezzo. Le lettere piщ recenti, le Tengwar di Fлanor, erano per lo piщ una nuova invenzione, benchй derivassero in parte dalle lettere di Rщmil. Furono portate nella Terra di Mezzo dagli esuli Noldor, diffondendosi in tal modo fra gli Edain e i Numenoreani. Nel corso della Terza Era esse venivano adoperate piщ o meno nella medesima area in cui si parlava la Lingua Corrente.

Le lettere Cirth furono originariamente elaborate nel Beleriand dai Sindar, e vennero adoperate a lungo esclusivamente per l’iscrizione di nomi e di brevi epigrafi su legno o pietra. Per questo motivo esse presentano forme angolari, assai simili a quelle delle nostre rune, pur differendo da queste in molti particolari e soprattutto nell’ordine in cui si presentano. Le Cirth, nella loro forma piщ arcaica e piщ semplice, si diffusero a est durante la Seconda Era e divennero note a molti popoli, agli Uomini e ai Nani, e persino agli Orchi, i quali le trasformarono adattandole ai propri fini a seconda della loro maggiore o minore abilitа. Una di queste forme semplificate era ancora in uso presso gli Uomini della Valle, e un’altra simile presso i Rohirrim.

Ma nel Beleriand, prima della fine della Prima Era, le Cirth, in parte sotto l’influenza delle Tengwar dei Noldor, vennero riadattate e ulteriormente sviluppate. La loro forma piщ completa e ordinata era conosciuta con il nome di Alfabeto di Daeron, poichй la tradizione elfica lo fa risalire a Daeron, menestrello e saggio della corte di Re Thingol di Doriath. Fra gli Eldar l’Alfabeto di Daeron non sviluppт vere e proprie forme di corsivo, poichй scrivendo gli Elfi adoperavano le lettere fлanoriane. Gli Elfi dell’Ovest abbandonarono quasi completamente l’uso delle rune. Ma nel territorio dell’Eregion l’Alfabeto di Daeron venne conservato a lungo e fu diffuso a Moria diventando l’alfabeto preferito dai Nani. Da allora essi lo adottarono definitivamente, portandolo con loro al Nord. Per questo motivo lo si chiamт sovente in seguito Angerthas Moria o le Lunghe File di Rune di Moria. I Nani comunque conoscevano tutte le scritture correnti, e molti scrivevano perfettamente le lettere fлanoriane, ma quando si trattava di mettere per iscritto la loro lingua, si attenevano sempre alle lettere Cirth, elaborando forme che si potessero scrivere con penna.

 

LE LETTERE FEANORIANE

 

 

La tavola mostra, in caratteri di stampa, tutte le lettere abitualmente adoperate nei paesi occidentale durante la Terza Era. L’ordine seguito и quello dell’epoca, quello cioи in cui le lettere venivano enunciate una dopo l’altra.

Questa scrittura non era originariamente un «alfabeto», ossia una serie casuale e convenzionale di lettere munita ognuna di un proprio valore indipendente, recitate in un ordine tradizionale senza alcun nesso logico con le loro forme e funzioni[50]. Era invece piuttosto un sistema di segni consonanti, di forma e stile assai simile, che potevano venire adattati a piacere, onde rappresentare le consonanti di linguaggi adoperati (o elaborati) dagli Eldar. Nessuna di queste lettere aveva in se stessa un valore fisso, ma gradualmente si vennero a riconoscete alcune relazioni fra di esse.

Il sistema conteneva ventiquattro lettere principali, 1-24, organizzate in quattro tйmar (serie), ognuna delle quali possedeva sei tyeller (gradi). Vi erano altresм delle «lettere aggiuntive», di cui 25-36 sono degli esempi. Di queste, soltanto 27 e 29 sono lettere strettamente indipendenti; le altre sono semplicemente modificazioni di lettere principali; vi erano anche un certo numero di tehtar (segni) di vario uso. Questi non appaiono nella tavola.

Le lettere primarie erano tutte formate da un telco (gambo) e da un lщva (arco). Le forme del tipo 1-4 erano considerate normali. Il gambo poteva essere rivolto verso l’alto, come per 9-16, o accorciato come per 17-24. L’arco poteva essere aperto, come nelle Serie I e III, oppure chiuso, come nelle Serie II e IV; in ambedue i casi, inoltre, poteva venire raddoppiato, come nelle forme 5-8.

La teorica libertа di applicazione era stata modificata a tal punto dall’uso durante la Terza Era, che la Serie I era di solito applicata alle dentali, o serie t (tincotйma), e la serie II alle labiali o serie p (parmatйma). L’applicazione delle Serie III e IV variava a seconda delle esigenze delle diverse lingue.

In lingue affini all’Ovestron, che facevano largo uso di suoni consonantici[51] simili all’inglese ch, i, sh, veniva adoperata soprattutto la Serie III; in tal caso la Serie IV veniva applicata alle normali serie k (calmatйma). Nel linguaggio Quenya, che possedeva oltre alle calmatйma anche una serie palatale (tyelpetйma) e una serie labiale (quessetйma), le palatali venivano rappresentate per mezzo di un segno fлanoriano diacritico denotante «segue y» (di solito due punti sotto la lettera), mentre la Serie IV era una serie kw.

Entro queste regole generali erano comunemente osservate le seguenti relazioni. Le lettere normali, Grado 1, venivano applicate alle consonanti mute tenui: t, p, k, ecc… Il raddoppiamento dell’arco indicava un’addizione di «voce»: quindi, se 1, 2, 3, 4 = ti, p, c, k, (o t, p, k, kw), allora 5, 6, 7, 8, = d, b, i, g (o d, b, g, gw). Il gambo eretto indica che la consonante si trasforma in una «aspirata», assumendo quindi i precedenti valori per Grado 1, Grado 3 (9-12) = th, t, sh, ch (o th, f, hk, kbw / hw), e Grado 4 (13-16) == dh, v, zh, gh (o dh, v, gh, ghw / w).

Il sistema fлanoriano originario possedeva inoltre un grado in cui il gambo si stendeva sia sopra che sotto la linea. Questo di solito rappresentava consonanti aspirate (per es. t + h, p + h, k + h) ma eventualmente poteva rappresentare anche altre variazioni consonantiche, a piacere. Tali variazioni non erano necessarie nei linguaggi della Terza Era che usavano questa calligrafia, ma le forme col gambo esteso sopra e sotto venivano spesso adoperate come varianti (piщ chiaramente distinte dal Grado 1) dei Gradi 3 e 4.

Il Grado 5 (17-20) era generalmente applicato alle consonanti nasali: 17 e 18 erano per esempio i segni piщ comuni per n ed m. Secondo il principio innanzi citato il Grado 6 avrebbe quindi dovuto rappresentare le nasali mute; ma poichй tali suoni (come il gallese nh e l’antico inglese hn) erano assai rari nei linguaggi in questione, il Grado 6 (21-24) veniva di solito utilizzato per le piщ deboli o «semivocaliche» consonanti di ogni serie. Consisteva nelle forme piщ piccole e semplici delle lettere primarie. Cosм il 21 veniva spesso adoperato per raffigurare una r debole (non arrotata), esistente originariamente nel Quenya e considerata nel sistema di quel linguaggio come la piщ debole delle consonanti tincotйma; il 22 molto spesso rappresentava la w; dove la Serie III fungeva da serie palatale, il 23 veniva di solito adoperato come un’ y in qualitа di consonante[52]. Poichй alcune consonanti del Grado 4 tendevano ad affievolirsi con l’uso e ad avvicinarsi e quasi confondersi con quelle del Grado 6 (come precedentemente descritto), molte di queste cessarono di avere una funzione precisa nei linguaggi Eldarin. E fu proprio da queste lettere che derivт in seguito gran parte delle vocali.

 

NOTA. La comune scrittura Quenya divergeva dall’uso delle lettere precedentemente descritte. Il Grado 2 veniva infatti usato per i suoni nd, mb, ng, ngw, tutti assai frequenti, poichй b, g, gw non apparivano che in queste combinazioni, e per i suoni rd, ld, si utilizzavano le lettere speciali 26-28. (Per lv, non lw, molti, e in particolare gli Elfi, adoperavano lb; ciт veniva trascritto con le lettere il Grado 4 per le frequenti combinazioni nt, mp, nk, nqu, poichй il Quenya non possedeva dh, gh, ghw, e utilizzava per la v la forma 22. Vedi in seguito i nomi delle lettere Quenya.

 

Le lettere aggiuntive. Il numero 27 veniva universalmente impiegato per il suono l. Il n. 25 (originariamente una deformazione del 21), per la r «piena», arrotata. I nn. 26, 28 erano modificazioni di questi. Venivano infatti per lo piщ utilizzati per r (rh) e l (lh) rispettivamente; ma nel Quenya erano usati per rd e ld. Il 29 corrisponde alla s, e il 31 (con doppio arco) alla z nei linguaggi ove esisteva questo suono. Le forme invertite 30 e 32, pur essendo utilizzabili come segni indipendenti, finivano di solito per fungere da varianti del 29 e del 31, a seconda della comoditа di scrittura, per es. se accompagnate da un tehtar apposto sopra la lettera.

Il n. 33 era in origine una variazione raffigurante un tipo piщ debole del n. 11, e l’uso piщ frequente, nella Terza Era corrispondeva alla h. Il 34, se usato, raffigurava di solito la w (hw) afona. Il 35 e 36, se impiegati come consonanti, venivano per lo piщ applicati rispettivamente all’ y e alla w.

Le vocali erano in vario modo rappresentate dai tehtar, di solito posti sopra una consonante. In linguaggi del tipo Quenya, in cui la maggior parte delle parole terminava con una vocale, il tehtar veniva collocato sulla consonante precedente; in idiomi del tipo Sindarin, ove quasi tutti i vocaboli finivano con una consonante, veniva posto sopra la consonante seguente. Quando non vi erano consonanti presenti in posizione idonea, il tehtar veniva appoggiato ad una «piccola base», la cui forma piщ comune era quella di una i senza punto. I tehtar adoperati nelle diverse lingue per indicare le vocali erano molto numerosi. I piщ comuni, di solito applicati a vari tipi di e, i, a, o, u, sono esposti negli esempi forniti. I tre punti, la forma piщ usuale per la a, venivano scritti diversamente in calligrafie piщ rapide, adoperando spesso una forma simile a un accento circonflesso[53]. Un unico punto e un «accento acuto» venivano frequentemente usati per la i e la e (o viceversa). Le virgole raffiguravano la o e la u. Nell’iscrizione dell’Anello la u и rappresentata con una virgola rivolta a destra; ma sul frontespizio questo segno sta ad indicare una o, mentre la virgola rivolta a sinistra indica la u. Era comunque piщ frequente la virgola a destra, e le sue applicazioni dipendevano dall’idioma in questione: nel Linguaggio Nero la o era assai rara.

Le vocali lunghe venivano di solito rappresentate apponendo il tehtar sulla «base lunga», di cui una forma comune era la i senza punto. Si poteva altresм procedere raddoppiando il tehtar, il che perт avveniva soprattutto nel caso di virgole, e piщ raramente in presenza di «accenti». Due punti erano invece per lo piщ adoperati in seguito ad una y.

L’iscrizione del Cancello Occidentale di Moria illustra un tipo di «scrittura piena» con le vocali rappresentate da lettere separate. Vi sono raffigurate tutte le lettere vocaliche in uso nel Sindarin. E’ da notarsi l’uso del n. 30 per rappresentare la y vocalica, e anche l’espressione di dittonghi grazie all’apposizione del tehtar sulla lettera vocalica, indicante «segue y». Per raffigurare «segue w» (come nei suoni au, aw) si soleva usare la virgola u, o una sua variante di questo tipo ~. Ma i dittonghi venivano spesso scritti per intero, come nella trascrizione fonetica. La lunghezza delle vocali veniva cosм indicata dall’«accento acuto», chiamato in tal caso andaith, «segno lungo».

Oltre ai tehtar vi era un certo numero di altri segni, per lo piщ adoperati per abbreviare la scrittura, specialmente nel caso di frequenti combinazioni di vocali che venivano in tal modo sostituite da un simbolo. Fra queste, una sbarra (o un segno simile al tilde spagnolo) posta sopra una consonante significava spesso che questa era preceduta da una nasale della medesima serie (come nt, mp, nk); un segno simile applicato sotto la lettera significava di solito che la consonante era lunga o raddoppiata. Un gancetto attaccato alla base dell’arco (come in hobbit, parola frequente nei manoscritti) soleva indicare «segue s», specialmente nelle combinazioni ts, ps, ks (x), assai frequenti in Quenya.

 

Non esisteva naturalmente alcun «modo» per rappresentare i vocaboli di una lingua come l’Inglese o l’Italiano. Se ne potrebbe elaborare uno foneticamente adatto, sulla base del sistema fлanoriano. Il breve esempio a p. 82 non и un tentativo di dimostrazione, ma piuttosto un esempio di ciт che un uomo di Gondor avrebbe potuto scrivere, esitando fra i valori delle lettere familiari nel suo «modo» e la tradizionale ortografia di una lingua come l’Inglese. E’ da osservare che un punto sotto la lettera (di cui un significato era quello di vocale debole) viene qui impiegato nella rappresentazione di and, ma anche nella parola here per raffigurare la e muta finale; the, of, ed altri termini monosillabici di uso frequente venivano sostituiti con abbreviazioni (dh allungato, v allungata, v con sbarra sottoposta).

 

I nomi delle lettere. In tutti gli idiomi, lettere e segni avevano ciascuno un nome, ma tali nomi descrivevano il significato fonetico di ogni particolare idioma. Si senti comunque sovente la necessitа di un nome che descrivesse ogni lettera in se stessa, soprattutto per spiegarne il significato in altri linguaggi. A questo fine, si adoperarono i «nomi completi» in lingua Quenya, anche se si trattava di illustrare impieghi specifici del Quenya. Ogni «nome completo» era in Quenya un vero e proprio vocabolo contenente la lettera in questione.

Ove possibile, essa figurava all’inizio della parola, ma in caso contrario seguiva immediatamente la vocale iniziale. I nomi delle lettere secondo la tavola erano: (1) tinco = metallo, parma = libro, calma = lampada, quesse = piuma; (2) ando = cancello, umbar = fato, anga = ferro, ungwe = ragnatela; (3) thule (sule) = spirito, formen = nord, barma = tesoro (o aba = rabbia), hwesta = brezza; (4) anto = bocca, ampa = gancio, anca = mascella, unque = un fosso; (5) neimen = occidente, malta = oro, noldo (arcaico ngoldo) = una delle stirpi dei Noldor, nwalme (o ngwalme) = tormento; тre = cuore (mente interiore), vala = potere celeste, anna dono vilya = aria, cielo (arcaico wilya); rуmen = est, arda = regione, lambe = lingua, alda = albero, silma = luce di stelle, silme nuquerna (s invertite), are = luce del sole (o nome della lettera esse), аre nuquerna; hyarmen = sud, hwesta sindarinwa, yanta = ponte, щre = calore. Ove esistono varianti significa che i nomi erano stati attribuiti prima di alcuni mutamenti che trasformarono il Quenya parlato dagli Esuli. Cosм il n. 11 veniva chiamato harma quando rappresentava la ch aspirata, ma quando questo suono diveniva una h aspirata dolce di tipo iniziale (pur rimanendo mediana)[54], gli si attribuiva il nome aba. аre originariamente era аze, ma quando questa z si confuse con il 21, tale segno venne adoperato per il suono ss molto frequente nel linguaggio Quenya, e gli fu dato il nome di esse. hwesta sindarinwa o «hw grigio-elfico» era chiamato in tal modo perchй in Quenya il chw e hw. I nomi delle lettere piщ correnti ed usate erano 17 n, 33 hy, (vedi Sindarin dыn o annыn, barad, rhыn o amrыn, forod). Queste lettere di solito indicavano i punti cardinali anche nei linguaggi che adoperavano termini molto diversi. Nei paesi occidentali venivano elencati nell’ordine seguente: O, S, E, N; hyarmen e formen significavano precisamente regione situata a sinistra e regione situata a destra (con una collocazione opposta a quella esistente nella maggior parte degli idiomi degli Uomini).

 

IL CIRTH

 

 

Il Certhas Daeron venne originariamente elaborato esclusivamente per rappresentare i suoni del Sindarin. Le lettere piщ antiche erano i nn. 1, 2, 5, 6; 8, 9, 12; 18, 19, 22; 29, 31; 35, 36; 39, 42, 46, 50; e una certh variante fra 13 e 15. L’assegnazione dei valori non seguiva alcun ordine sistematico. I nn. 39, 42, 46, 50 erano vocali e rimasero tali in tutti i successivi sviluppi. I nn. 13, 15 venivano adoperati per h o s, a seconda che il 35 venisse adoperato per s o h. Questa tendenza alla variabilitа nell’assegnazione dei valori di s e di h continuт nelle ulteriori elaborazioni. Nei caratteri composti da un «gambo» e da un «ramo», 1-3 1, l’attacco del «ramo», se effettuato da una sola parte, avveniva di solito sul lato destro. L’inverso si trovava a volte ma era privo di significato fonetico.

L’estensione e l’elaborazione di questo certhas fu chiamata inizialmente Angerthas Daeron, poichй le lettere aggiunte alle cirth arcaiche e la loro rielaborazione erano attribuite a Daeron. Comunque, le aggiunte piщ importanti, e cioи l’introduzione di due nuove serie, 13-17 e 23-28, erano in realtа probabilmente invenzioni dei Noldor dell’Eregion, poichй venivano utilizzate per la riproduzione di suoni inesistenti in Sindarin.

Nell’adattamento dell’ Angerthas si possono osservare i seguenti principi (evidentemente ispirati al sistema fлanoriano): (1) aggiungere un’asta a un «ramo» significava maggiore intensitа di «voce»; (2) invertire il certh significava trasformarlo in «aspirata»; (3) collocare un ramo su ambedue i lati del gambo aggiungeva intensitа di voce e un suono nasale. Questi principi venivano applicati regolatmente, ad eccezione di un unico punto. Per il Sindarin (arcaico) era necessario un segno indicante una m aspirata (o una v nasale), e poichй il modo migliore per realizzare ciт era di invertire il segno della m, al numero 6 reversibile veniva quindi attribuito il valore di m, mentre il n. 5 diveniva hw.

Il n. 36, il cui valore teorico era z, veniva adoperato, nell’ortografia Quenya o Sindarin, invece di ss; vedi fлanoriano 31. Il n. 39 veniva usato sia per i che per y (consonante); 34, 35 venivano usati indifferentemente per la s; e il 38 indicava la frequente sequenza nd, benchй questa non fosse formalmente simile alle dentali.

Nella Tavola dei Valori, quelli sulla sinistra sono, se separati da un trattino, i valori delle Angerthas arcaiche. Quelli a destra sono i valori delle Angerthas dei Nani di Moria[55]. I Nani di Moria, come si vede, introdussero un certo numero di mutamenti di valore non sistematici, oltre a un certo nuovo cirth: 37, 40, 41, 53, 55, 56. La dislocazione dei valori era dovuta essenzialmente a due cause: (1) l’alterazione dei valori di 34, 35, 54 rispettivamente in h (il principio chiaro o glottideo di una parola con vocale iniziale che appariva nel Khuzdul), e in s; (2) l’abbandono dei numeri 14, 16, sostituiti dai Nani con 29 e 30. Il conseguente uso del 12 per la r, l’invenzione del da unirsi al 54 nel suo valore di s, e il conseguente uso del 36 per n, e del nuovo certh 37 per ng, sono altre osservazioni da farsi. I nuovi 55 e 56 erano originariamente una forma tronca del 46 e venivano adoperati per vocali del tipo di quelle che figurano nella parola inglese butter, assai frequenti negli idiomi dei Nani e Ovestron. Se deboli o svanite, venivano spesso ridotte a una semplice asta senza gambo. Questo Angerthas Moria и rappresentato nell’iscrizione tombale.

I Nani di Erebor utilizzavano una ulteriore modificazione di questo sistema, conosciuto con il nome di «Modo di Erebor», ed esemplificato nel Libro di Mazarbul. Le principali caratteristiche erano: l’uso del 43 per z, del 17 per ks (x), e l’invenzione di due nuovi cirth, il 57 e il 58, per ps e ts. Essi reintrodussero altresм il 14 e il quali varianti del 19 e del 21. Queste peculiaritа non sono incluse nella tavola, salvo le speciali lettere cirth di Erebor, nn. 57, 58.


APPENDICE F
NOTIZIE ETNOGRAFICHE E LINGUISTICHE

 

 



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